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StereoStickman.com
Rebecca Cullen

Stuart Pearson - Mojave

 

Artista dalle radici straordinariamente poetiche e dalle altezze musicali coinvolgenti, Stuart Pearson ha pubblicato una moltitudine di progetti originali negli ultimi anni, non ultimo l'album americano superbamente creativo e oscuro Mojave.
 

Dall'inizio, Like a House with Broken Windows, l'atmosfera è familiare, lo stile naturale e i testi accattivanti. Stiamo parlando di folk e blues, dall'acustica alla band al completo, un pizzico di Ben Caplan ma per ora una voce più morbida, più pop-rock.
 

Pearson mantiene le cose organiche ed eleganti in tutto, con la forza dello stile e il songwriting che si uniscono per guidare la strada.
 

Segue Down The Ravine e immediatamente veniamo reindirizzati verso ritmi tribali e clang industriali per una storia e una scena folk eccentriche che ti attirano completamente.
 

Teatrale e prodotto in modo diverso, lo stile varia per creare un groove e un'identità separati dalle aspettative del pubblico, ma che incuriosiscono e soddisfano comunque. Grande songwriting, come sempre, qualunque sia lo stile di ogni canzone, e questo in particolare è un facile highlight.
 

Lo stile vocale roco continua, un po' alla Tom Waits nel suo fascino ammaliante, e Dragging The Lake (nel giorno dei morti) è un ottimo esempio di sound design ambientale e forza melodica che si uniscono in questa caratteristica.
 

Altri punti salienti includono la musicalità immediatamente ipnotica e la profondità vocale di un cortometraggio, carico di immagini e orecchiabile Are They Digging Your Grave (o stanno scavando la mia?). Un assoluto calpestamento di un inno, pronto e in attesa di fornire parte della colonna sonora di alcuni nuovi spin-off di Sons Of Anarchy; un favorito personale per la sua determinazione sicura e memorabile.
 

Anche l'energia punk-rock delle ginocchia in su e lo stile didgeridoo di The Interstate energizzano rapidamente la stanza e ti implorano di testimoniarlo in un ambiente dal vivo. Poi, in contrasto, una delicata caratteristica vocale di Hunter Lowry accende il fascino poetico e la malinconia stranamente beata di One Cut.
 

La vastità atmosferica e l'anima di un You Never Really Know intermittentemente contagioso è anche brillantemente originale e piuttosto profondo nei suoi senes provocatori e coinvolgenti di spazio e peso combinati. Anche Gonna Hunt You Down di Tomorrow è un momento clou imperdibile, ma in verità non c'è una brutta canzone nel gruppo.
 

In tutto il catalogo, dagli archi caotici e tamburi tribali al semplice suono di strimpellare e chitarra acustica, la musica è tanto eclettica quanto la scrittura è contemplativa, inquietante e intelligente.
 

Senza dubbio un cantautore che vale la pena conoscere, un gioiello indie con un approccio professionale e costantemente abile all'arrangiamento artistico e alla scrittura. Vale la pena esplorare anche l'album Stories and Songs.

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